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Vegan flag. |
Per
tutti il cibo è sia fonte di vita che di socializzazione, un atto
che comporta tanto una contaminazione culturale quanto una scoperta
sensoriale, soprattutto in alcuni casi. Scelte o esigenze alimentari
di un certo tipo, purtroppo e per fortuna, influiscono
necessariamente sulla nostra sfera sociale ed emotiva, non solo sul
fisico.
A differenza di quanti credono, però, dietro ad una scelta di vita quanto più possibile vegan non ci sono soltanto motivi etici e/o di salute, ma una precisa volontà di evitare -per quanto possibile- la sofferenza degli animali (umani e non), adottando strategie -anche qui, per quanto possibile- a basso impatto ambientale. Alla base, quindi, c'è una precisa volontà di ecosostenibilità e di pari opportunità, con la convinzione che nessuno abbia il diritto di imprigionare, torturare, stuprare, condannare e uccidere un fratello animale per scopi ludici, alimentari o artistici; o di sottrarre terra e risorse alimentari alle popolazioni affamate del mondo che coltivano quel cibo destinato agli animali da allevamento dei paesi occidentali.
In poche parole, quindi, possiamo affermare che la scelta vegana è sì una scelta etica e salutistica, ma è altresì una scelta guidata dall'ecologia.
Sono in molti gli scienziati che ritengono una dieta plant-based, ossia a base vegetale, idonea per tutti gli stadi della vita e una buona alleata nella prevenzione di alcune malattie, come ad esempio quelle cardiovascolari o determinati tipi di tumore. Per chi fosse interessato a questo specifico aspetto, consiglio di consultare le pagine della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana per spulciare i vari articoli a carattere scientifico e le opinioni degli esperti in materia. Questo il link: https://www.scienzavegetariana.it/.
A differenza di quanti credono, però, dietro ad una scelta di vita quanto più possibile vegan non ci sono soltanto motivi etici e/o di salute, ma una precisa volontà di evitare -per quanto possibile- la sofferenza degli animali (umani e non), adottando strategie -anche qui, per quanto possibile- a basso impatto ambientale. Alla base, quindi, c'è una precisa volontà di ecosostenibilità e di pari opportunità, con la convinzione che nessuno abbia il diritto di imprigionare, torturare, stuprare, condannare e uccidere un fratello animale per scopi ludici, alimentari o artistici; o di sottrarre terra e risorse alimentari alle popolazioni affamate del mondo che coltivano quel cibo destinato agli animali da allevamento dei paesi occidentali.
In poche parole, quindi, possiamo affermare che la scelta vegana è sì una scelta etica e salutistica, ma è altresì una scelta guidata dall'ecologia.
Sono in molti gli scienziati che ritengono una dieta plant-based, ossia a base vegetale, idonea per tutti gli stadi della vita e una buona alleata nella prevenzione di alcune malattie, come ad esempio quelle cardiovascolari o determinati tipi di tumore. Per chi fosse interessato a questo specifico aspetto, consiglio di consultare le pagine della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana per spulciare i vari articoli a carattere scientifico e le opinioni degli esperti in materia. Questo il link: https://www.scienzavegetariana.it/.
Organizzazioni
come la FAO e l'OMS da tempo si pongono il problema dell'impatto
ambientale e sociale
degli allevamenti industriali,
viste le conseguenze in
termini di carestia e inquinamento per le popolazioni che, a
causa di ciò, si vedono
ridotte drasticamente le terre da coltivare per il proprio
sostentamento. Anche chi si occupa di architettura ecosostenibile si
interroga in merito, preoccupati
dalla desertificazione, dalla
produzione di gas serra e dalla
deforestazione che, inevitabilmente, accompagnano gli allevamenti di
animali.
Il
cibo vegano, nonostante le ancora forti resistenze culturali,
paradossalmente potrebbe mettere d'accordo tutti anche a livello
religioso! E' il cibo interculturale e di pace per eccellenza. Foer
nel suo libro Se Niente
Importa lancia un
messaggio che dovremmo imparare a cogliere: nutrire è più
importante che nutrirsi, proprio per le responsabilità che ne
derivano. Dovremmo rifletterci tutti, soprattutto quando invitiamo
qualcuno da noi per una bicchierata in compagnia o una cena in
famiglia o con amici.
Alcuni
mi hanno detto che i
vegani mangiano
cose strane e che in questo modo apriamo le porte agli invasori
stranieri mandando in rovina le colture locali (!!!). Queste persone,
però, dimenticano che la Sicilia, ad esempio, produce degli ottimi
avocado e mango, tanto per citare due prodotti a caso. O che gli
stessi pomodori e mais che
oggi sono alla base di tantissime ricette tradizionali del Bel Paese
sono, in realtà,
originari del Sud America, così come il caffè che beviamo a litri
ogni anno o il cacao.
La purezza culturale non esiste, e la cucina, secondo me, ne è l'espressione e l'esempio. Siamo tutti contaminati in qualche modo. Anche la nostra lingua lo è! Ed è tutto in movimento e in evoluzione continua, FORTUNATAMENTE!
A questo proposito, mi viene in mente un libro di Geertz che ebbi modo di studiare all'università per un esame di antropologia culturale e il cui titolo è I Frutti Puri Impazziscono. In questo libro l'autore sosteneva la difficoltà di trovare razze pure in natura, perché i frutti puri -appunto- impazziscono! E noi non vogliamo impazzire, ma solo contaminarci ed evolverci per la Terra, gli animali e l'umanità.
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